Relazione globale sui rischi 2022: Rischi di coda
Di quali rischi estremi si preoccupano maggiormente gli investitori istituzionali?
21 mar 2023
UBS salva la storica rivale in difficoltà: quale sarà il prossimo passo?
Le autorità elvetiche e le banche centrali stanno orgogliosamente proclamando il ritorno alla stabilità dopo il “salvataggio d’emergenza”, da parte di UBS, del Credit Suisse, un istituto nato ben 167 anni fa. Il mercato si è calmato per ora, ma cosa ci aspetta potenzialmente? Ecco i cinque elementi chiave da tenere in considerazione all’indomani del “sell off” del colosso bancario svizzero, avvenuto questo fine settimana.
“A prescindere dall’iniziale reazione negativa manifestata oggi dal mercato, vale la pena ricordare che le conseguenze sarebbero state molto peggiori se le autorità non avessero affrontato la questione del Credit Suisse così rapidamente.” Dr Sushil Wadhwani, CIO PGIM Wadhwani
Alcuni giorni dopo il crollo della Silicon Valley Bank, la situazione del Credit Suisse ha fatto crescere i timori di un’emergenza finanziaria di più ampia portata. L’esitazione erode la fiducia e la Banca Nazionale Svizzera è intervenuta rapidamente, mostrando di aver appreso le lezioni impartite dal ritardo con cui si svolse il processo decisionale nel 2007-2008.
Nel frattempo, le normative europee successive al 2008 assicurano che le banche dispongano di rigorosi quadri di stress test e di un maggiore capitale per assorbire le perdite. Avere evitato il tracollo di una grande banca con connessioni sistemiche può essere visto come un fatto positivo, così come il supporto diretto del governo “nazionale”, delle autorità di regolamentazione e delle banche centrali nelle altre principali giurisdizioni in cui operano Credit Suisse e UBS.
“L’azzeramento totale delle AT1 è stato, senza esagerare, draconiano.” Ed Farley, Responsabile del team europeo per le obbligazioni societarie investment grade, PGIM Fixed Income
Uno dei motivi dell’iniziale reazione negativa del mercato è stata la sorprendente decisione di cancellare le obbligazioni AT1, anche se i detentori di azioni CS avevano ricevuto un importo non nullo. Resta da vedere se sia stato un errore lasciare i proprietari di obbligazioni AT1 completamente depauperati, dato che gli investitori si stanno chiedendo se anche le loro partecipazioni potrebbero essere prive di valore nel caso di un altro tracollo bancario. Hanno certamente avuto un doloroso promemoria del rischio associato a questo strumento ad alto rendimento e a qualsiasi altra obbligazione subordinata. La BCE è ha già intervenuta per rassicurare i mercati, indicando che qualsiasi risoluzione suscettibile di coinvolgere le banche dell’Area Euro comporterà perdite per gli azionisti prima che per i detentori di AT1, ma l’incertezza potrebbe rimanere.
“Un’azione tempestiva come quella intrapresa per il Credit Suisse dovrebbe essere interpretata come un modo per consentire ai responsabili delle politiche monetarie di rimanere fedeli alle loro politiche.” Sushil Wadhwani, PGIM Wadhwani
“Avere avviato il ciclo di rialzo dei tassi prima di altre banche centrali pone la BOE in una posizione di vantaggio in questo momento. La Banca aveva già segnalato la possibilità di una pausa nei rialzi dei tassi in occasione della precedente riunione e i primi segnali che la pressione inflazionistica si sta esaurendo dovrebbero dare alla banca centrale sufficiente sicurezza per sospendere il ciclo di rialzi senza dare l’impressione di fare un passo indietro nel perseguimento dell’obiettivo di inflazione. Una mossa del genere avrebbe l’ulteriore vantaggio di offrire un po’ di respiro ai mercati in questo momento, viste i timori recentemente suscitati da alcuni settori del settore bancario.” Katherine Neiss, Chief economist per l’Europa, PGIM Fixed Income
La scorsa settimana la BCE ha proseguito con la stretta monetaria, deliberando un rialzo di 50 pb, e ha accennato ad altri strumenti per affrontare la stabilità finanziaria. Sebbene i responsabili delle politiche monetarie riconoscano pienamente che i fattori di tensione presenti nel settore bancario possano quasi sicuramente portare in futuro a un inasprimento delle condizioni di finanziamento e a un rallentamento dell’economia, non si può pensare che stiano procrastinando gli interventi per contrastare l’aumento dell’inflazione. I primi segnali che la pressione inflazionistica si sta esaurendo dovrebbero dare alla banca centrale sufficiente sicurezza per sospendere il ciclo di rialzi senza dare l’impressione di fare un passo indietro nel perseguimento dell’obiettivo di inflazione.
“Tenete d’occhio gli schermi: la risposta della Fed vi dirà non solo cosa pensa del sistema finanziario statunitense, ma soprattutto cosa pensa del contagio.” Michael Dicks, Chief economist e Vice responsabile della ricerca, PGIM Wadhwani
Nei prossimi giorni scopriremo fino a che punto la Fed è disposta a spingersi. Vuole forse farci continuare a credere nella separazione e ricordare a tutti di avere ancora una situazione significativa da affrontare a livello nazionale?
Naturalmente, i cicli di inasprimento monetario riservano quasi sempre sorprese in termini di vulnerabilità precedentemente sottovalutate. Dopo la vicenda del Credit Suisse, i mercati sono ora ovviamente più vulnerabili a futuri shock. Se le discussioni sul limite del debito negli Stati Uniti dovessero avere un esito infruttuoso, l’impatto sull’economia e sui mercati globali potrebbe essere molto maggiore rispetto a tempi più “normali”.
“Il Credit Suisse è stato a lungo il malato d’Europa e ha seguito una traiettoria diversa dal resto del settore bancario europeo. Deutsche Bank ha fatto quello che il Credit Suisse non è riuscito a fare: ha voltato pagina e non è più in crisi.” Ed Farley, responsabile del Team obbligazioni societarie europee investment grade, PGIM Fixed Income
Negli ultimi anni il Credit Suisse ha vissuto molte fasi turbolente, affrontando una serie di ristrutturazioni, rimpasti a livello dirigenziale e crisi di governance. È riuscita a resistere a consistenti deflussi dal suo core business, la gestione patrimoniale, di portata equivalente alla corsa agli sportelli che ha determinato il fallimento della SVB, ma alla fine ha ceduto. La strada per arrivare a questo risultato è stata lunga e gli eventi recenti, per quanto preoccupanti, non sono del tutto sorprendenti.
“È molto triste che stiamo perdendo il Credit Suisse – uno dei principali operatori bancari globali – e ora sono sempre più preoccupato per il sistema bancario nel suo complesso. Il fallimento di Credit Suisse è stato un problema di fiducia amplificato dall’insolvenza della SVB. Ulteriori rialzi dei tassi di interesse metteranno sotto pressione il sistema bancario. A un certo punto, le banche centrali dovranno decidere se preferiscono contrastare la recessione o l’inflazione.” Grégoire Haenni, CIO della Cassa pensioni dello Stato di Ginevra (CPEG)
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La View From the desk di PGIM Fixed Income riassume i temi macroeconomici e quelli specifici della classe d’investimento.